Una proposta provocatoria, ma non troppo
Tratto da
del 1 settembre 2023
Al direttore
Le norme penali e quelle che disciplinano il processo penale dovrebbero essere stabili, granitiche, durature. Di fronte a ogni fatto di cronaca o situazione di emergenza, sembra che l’unica reazione concreta da offrire all’opinione pubblica sia quella di inventare nuovi reati, irrigidire quelli esistenti e innalzarne le pene, rendere meno accessibili misure alternative, prevedere nuovi e invasivi mezzi di ricerca della prova, estendere regimi speciali e così via.
La legislazione d’emergenza diventa la regola perché è una scorciatoia comoda comoda: basta aggiungere un comma, due righe e il lavoro è fatto.
Molto più semplice ottenere così i titoli dei giornali piuttosto che spendere tempo e risorseper una seria prevenzione che costa sacrificio e porta risultati non immediati, ma duraturi. E la politica rincorre la cronaca.
I media parlano per tre giorni di un problema? Subito le proposte di modificare il codice penale.
C’è un rave party difficile da sgomberare, si prepara un decreto con pene roboanti per il nuovo reato.
La premier vuole dare un segnale di rigore contro la mafia, si scrive il decreto intercettazioni.
Un andazzo che sarebbe ingeneroso attribuire solo a questa maggioranza.
Di norme approvate o solo proposte c’è un elenco interminabile.
Dalle norme sull’omicidio stradale al traffico d’influenze, allo stop alla prescrizione, dalle norme sugli imbrattamenti alla Gpa reato universale, ai reati ambientali o quelli contro i beni culturali, fino alla spazzacorrotti. Per ragioni di spazio mi fermo qui ma l’elenco sarebbe interminabile.
Un sistema sanzionatorio ballerino, con regola e procedure instabili, quasi sempre approvate sull’onda dell’emozione. A suon di deroghe, le regole ordinarie sono ormai quelle che fanno eccezione. Un tempo solo terrorismo e mafia giustificavano una disciplina ad hoc, oggi il “binario” di terrorismo e mafia è quello principale, perché hanno attratto un’infinità di altri reati. Una proposta provocatoria, ma non troppo: tutte le norme penali dovrebbero essere approvate dalle Camere solo a maggioranza qualificata e non a maggioranza semplice. E mai per decreto.
Sarebbe risolutivo. Si eviterebbe l’abuso di norme manifesto, nate solo per saziare la pancia dell’opinione pubblica, ma senza un’efficacia reale. Stop alla propaganda a spese del sistema penale, stop a deroghe ed eccezioni, via libera solo a modifiche realmente utili. Perché l’ordinamento penale, più di un qualunque altro corpus normativo, rappresenta una colonna per garantire la civile convivenza, che non può essere colpita, modificata, piegata per le esigenze di propaganda della maggioranza di turno.
Enrico Costa, deputato di Azione