Presunto Innocente - Ettore Maria Colombo

“Perché ho deciso di firmare i referendum sulla giustizia presentati dai Radicali e dalla Lega”

Di Ettore Maria Colombo

Perché una persona ‘di sinistra’, e anche un giornalista che cerca di fare il suo mestiere nel modo più obiettivo possibile, dovrebbe firmare i referendum promossi da Lega e Radicali sulla giustizia? Semplicemente, perché è giusto così.

Inutile spiegare le ragioni dei referendum, c’è già chi lo ha spiegato, e molto bene, meglio di me. La questione della ‘mala giustizia’ è un male endemico dello Stato e dei rapporti tra Stato e cittadini che ha caratterizzato l’intera vita della Repubblica italiana. Senza entrare nel merito e senza perdersi in dotte ricostruzioni storiche, lo stesso fenomeno di Mani Pulite e di Tangentopoli è stato rivisto e riletto, pur solo dopo molti anni, evidenziandone i limiti, gli abusi, i tanti errori (l’abuso della carcerazione preventiva, le ‘confessioni’ estorte a forza, l’avviso di garanzia che diventava un ‘avviso di colpevolezza’, l’uso smodato dei media come grancassa indebita, etc.).

Ai tempi, a sinistra, un misero calcolo politico – la speranza di approfittare del ciclone Mani Pulite pensando di risultarne esenti – portò a un’acritica adesione a quel fenomeno. Solo un piccolo partito (Rifondazione comunista con. Giovanni Russo Spena), alcuni penalisti insigni (Giuliano Pisapia) e alcuni avvocati difensori (Sergio Spazzali) misero in luce, vox clamans in deserto, le storture che quel tipo di indagini provocano e compivano, snaturando i principi fondamentali del diritto, ledendo diritto di difesa e principi costituzionali.

Nel prosieguo della sua azione, la magistratura italiana, divisa in correnti diventate pure fazioni di Potere, non ha mai smesso di ‘influenzare’ la politica italiana, condizionandone corso e natura. Cosa fatta, si potrebbe dire, capo ha. Ma non va bene così perché il principio del ‘garantismo’ – cioè il diritto di ogni cittadino ad avere una giusta difesa e a essere considerato innocente fino all’ultimo grado di giudizio (il terzo) e non certo al primo (presunto) ‘grado’ di colpevolezza (l’avviso di garanzia, che – come dice la parola stessa – dovrebbe essere ‘a garanzia’ dell’imputato) è un principio sacrosanto e fondamento di ogni stato di diritto, per quanto la parola ‘garantismo’ sia stata svuotata e abusata, nel corso dei decenni, da chi ne ha fatto un uso politico per fini di pura lotta politica e ideologica. Solo pochi partiti, come i Radicali italiani, e pochi esponenti di ogni colore politico hanno mantenuto alta la bandiera e la lotta per una ‘giustizia giusta’ in modo coerente e specchiato. Gli stessi decreti Berlusconi, più volte reiterati, hanno impedito, sempre per finalità di lotta politica, di capire che il principio della divisione tra magistratura giudicante e magistratura inquirenti è, deve essere e deve restare un caposaldo di qualsiasi democrazia che voglia dirsi civile prima che liberal-democratica, occidentale.

Oggi, lo scoperchiamento di scandali e pastette della magistratura, venuta alla luce grazie al libro di Palamara, ‘Il Sistema’, scritto con Sallusti, permette, finalmente, di gridare che ‘il re è nudo’. Ben venga, dunque, l’iniziativa della Lega e di Matteo Salvini, lontano dalla mia storia personale e politica, che lancia e dà forza ai sei referendum.

Salvini ha parlato di “una pacifica rivoluzione che, la firma dei sei referendum potrà fare, dopo 30 anni, quello che non ha fatto la politica in Parlamento”. Motivazione ineccepibile. Inoltre, per me, i sei referendum non cozzano con la riforma della Giustizia, targata Marta Cartabia, sta approntando e presto porterà all’esame del Parlamento, con il consenso di tutte le forze politiche – quindi anche quelle di centrosinistra – che lealmente sostengono il governo Draghi.

Inoltre, chi pensa che, così, si voglia mettere ‘la mordacchia’ alla magistratura, sbaglia di grosso. L’esempio di magistrati martiri della nostra storia recente – da Falcone a Borsellino a tanti altri – resta forte e inscalfibile, ma se la magistratura non riesce, per propri vizi interni, a cambiare dall’interno, con una autoriforma sempre rinviata, è arrivato il tempo che cambi dall’esterno. Come per altri referendum promossi dai Radicali, il Paese reale si imporrà, con la forza delle sue idee, sul Paese ‘legale’, restio a ogni cambiamento.

Infine, l’obiezione che un giornalista non deve, mai, essere ‘di parte’, risulta, a mio avviso, invalidata dalla necessità di ‘prendere parte’, quando un tema di battaglia civile e democratica si pone davanti all’opinione pubblica e impone, quindi, di ‘schierarsi’ in scienza e coscienza. Ecco perché anche io firmerò i referendum sulla giustizia, promossi dalla Lega e dai Radicali.

Ettore Maria Colombo
giornalista

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