Costa (Azione): «La prossima settimana alla Camera la mia proposta di legge con una nuova e specifica ipotesi di responsabilità diciplinare per giudici e pm»
Tratto da
del 9 aprile 2021
Trentamila persone ingiustamente dietro le sbarre. Quasi mille al giorno, uno sproposito, così come i soldi che lo Stato ha dovuto sborsare per riparare i propri errori. E quanto si evince dall’ultimo report del sito errorigiudiziari.com, che elaborando le ultime statistiche ufficiali ha fotografato lo stato della giustizia italiana.
Dal 1991 al 31 dicembre 2020 i casi di errore giudiziario sono stati 29.659, errori che sono costati agli italiani, tra indennizzi e risarcimenti, 869. 754.850 euro, ovvero più di 28 milioni e 990 mila euro l’anno. Partendo da una doverosa distinzione tra vittime di ingiusta detenzione e vittime di errore giudiziario, Benedetto Lattanzi e Valentino Maimone hanno snocciolato i casi città per città. La parte più corposa delle ingiustizie riguarda proprio coloro che finiti in carcere o ai domiciliari si sono visti poi riconoscere innocenti all’esito dei processi. In 28 anni è toccato a 29.452 persone, 1015 se si considera la media del singolo anno. A loro lo Stato ha versato un totale di 794 milioni e 771 mila euro in indennizzi, poco più di 27.405.915 euro l’anno.
Solo nel 2020 sono state 750 le persone che hanno subito una custodia cautelare poi rivelatasi ingiusta, per una spesa di 36.958.648,64 euro. Numeri più bassi rispetto al 2019 (250 casi in meno), ciò anche a causa del Covid, con il conseguente rallentamento dell’attività giudiziaria, comprese le istanze di riparazione per ingiusta detenzione. Gli errori giudiziari veri e propri sono invece 207 in tutto, per un totale di 74.983.300,01 euro di risarcimenti, 2 milioni e mezzo circa l’anno.
Una cifra altissima, che comprende i casi più eclatanti, ovvero quelli che hanno visto innocenti scontare pene per reati mai compiuti prima di riuscire a far valere la verità. Ci sono, ovvero, casi come quello di Giuseppe Gullotta, condannato per la strage di Alcamo e che ha passato ingiustamente 22 anni in carcere, o Angelo Massaro, anche lui rimasto in cella per un ventennio per un omicidio mai commesso. Nel solo 2020 sono stati 16 i casi di errore giudiziario. Numeri che portano la spesa complessiva del 2020 a 46 milioni.
Le città che hanno speso di più in risarcimenti sono Reggio Calabria (7.907.008 euro), Catanzaro (5.584.529 euro) e Palermo (4.399.761 euro), mentre le città con più casi di indennizzo sono Napoli (101 casi, peri quali ha speso 3.105.219 euro), Reggio Calabria (90 casi) e Roma (77 casi). Nella Capitale i risarcimenti ammontano a 3.566.075 euro, mentre Milano, con 39 casi di indennizzo, ha speso 1.327.207 euro. Il distretto di Napoli è rimasto tra le prime tre posizioni per 9 anni consecutivi. E per ben sei volte su nove è stato al primo posto, detenendo il record di casi raggiunti in un anno: 211 nel 2013.
Numeri spaventosi, che hanno spinto Enrico Costa, deputato e responsabile Giustizia di Azione, a rispolverare la vecchia idea della responsabilità civile per i magistrati. «Su base pluriennale Catanzaro è il primo distretto italiano per entità di indennizzi per ingiusta detenzione: soltanto negli ultimi 9 anni lo Stato ha versato quasi 51 milioni di euro. Il picco fu nel 2018 con quasi 10 milioni e 400 mila euro. Dal 2012 a oggi, la Calabria ha assorbito più del 35% del totale degli indennizzi nazionali. I primi quattro importi più alti versati sono andati sempre e solo a Catanzaro e Reggio Calabria – ha commentato -. A pagare è solo lo Stato: chi ha sbagliato continua indisturbato la sua carriera. Per questo la prossima settimana sarà discussa alla Camera la mia proposta di legge che prevede che il provvedimento che riconosce la riparazione per ingiusta detenzione sia trasmesso automaticamente al titolare dell’azione disciplinare per le valutazioni di competenza.
Inoltre si introduce una nuova e specifica ipotesi di responsabilità disciplinare per chi abbia concorso, per negligenza o superficialità, anche attraverso la richiesta di applicazione della misura della custodia cautelare, all’adozione di provvedimenti di restrizione della libertà personale per i quali sia stata disposta la riparazione per ingiusta detenzione», ha concluso.
Simona Musco