Tutte le follie della giustizia spiegate con il caso Cpl Concordia

Tutte le follie della giustizia spiegate con il caso Cpl Concordia

La politica si buttò a capofitto su un’inchiesta molto simile al caso Uggetti. Ora le udienze d’appello. Il ruolo del pm Maresca

Tratto dail foglio logodel 13 luglio 2021

Oggi a Bologna inizia il processo di appello per il caso Cpl Concordia: la cooperativa accusata di aver corrotto l’allora sindaco di Ischia nei lavori di metanizzazione dell’isola. E si tratta di un altro “caso Uggetti” – anzi in un certo senso lo ha anticipato visto che è avvenuto un anno prima dell’arresto del sindaco di Lodi – su cui, però, c’è stato molto silenzio nonostante l’enorme clamore all’avvio dell’inchiesta. Nel marzo del 2015, in piena della campagna elettorale per le regionali, viene arrestato il sindaco di Ischia del Pd Giosi Ferrandino per aver preso mazzette dalla Cpl Concordia.

Secondo il pm Henry John Woodcock, che aveva condotto l’indagine insieme dell’ufficiale dei carabinieri Gianpaolo Scafarto (entrambi poi protagonisti dell’inchiesta Consip), Ferrandino aveva asservito la sua funzione ai voleri del presidente della cooperativa emiliana Roberto Casari in cambio di vantaggi economici che consistevano in una consulenza al fratello, una convenzione fittizia da 165 mila euro con l’hotel della famiglia del sindaco, un viaggio in Tunisia e qualche assunzione. Ferrandino venne arrestato, passò 22 giorni in carcere e tre mesi ai domiciliari: inizialmente diede le dimissioni, ma poi le ritirò riuscendo a portare a termine il mandato e a venire eletto al Parlamento europeo (ruolo che tuttora occupa dopo la riconferma alle scorse elezioni europee).

Anche Casari venne arrestato, ma a lui è andata molto peggio: fu costretto ad abbandonare la guida coop che in quarant’anni ha trasformato da piccola coop in un colosso del settore (su di lui i compagni della Legacoop hanno fatto cadere una damnatio niemoriae). Poi fu arrestato di nuovo, mentre era già agli arresti, accusato di associazione camorristica per presunti rapporti con i Casalesi nella metanizzazione dell’agroaversano.

L’indagine era del pm Catello Maresca, ora candidato sindaco di Napoli per il centrodestra. La politica si buttò a capofitto, con il leader del M5s Luigi Di Maio – e molti media – a fare un mischione denunciando un presunto sistema che intrecciava Pd, coop e Casalesi (politica, corruzione e camorra).

Com’è andata a finire? Nel processo per camorra Casari e la Cpl Concordia sono stati assolti in primo egrado e in appello (la procura non ha fatto ricorso e l’assoluzione è definitiva).

Per il caso di Ischia è finita allo stesso modo. Ferrandino è stato assolto in primo grado e in appello perché il fatto non sussiste: non ha fatto alcun atto contrario ai suoi doveri, non ha mai preso un euro, non è mai andato in Tunisia e la convenzione con l’hotel (con cui comunque lui non c’entrava) era vera e non fittizia.

E allora perché c’è un processo di appello a Bologna? Per la stranezza del sistema italiano, si sono celebrati due processi: uno per il presunto corrotto a Napoli e uno per il presunto corruttore a Modena. E per le altre stranezze della giustizia italiana, mentre il presunto corrotto è stato assolto, il presunto corruttore è stato condannato in primo grado a 4 anni. Ora inizia l’appello per Casari che, dopo l’assoluzione piena e definitiva di Ferrandino, se la logica serve ancora a qualcosa, verrà assolto. Ma qualcuno chiederà scusa?

Luciano Capone

 

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